200 progetti di ricerca, può bastare?


Per contarli ci è voluto un input esterno. Mi è stato chiesto in questi giorni di compilare un CV per un progetto in partenza, sulla base di un template particolare. E così sono stato “costretto” a ripassare i dati di base di tutti i progetti di ricerca che ho seguito e a classificarli in un determinato modo.

E così ho scoperto che ho partecipato, lavorato, spesso condotto, a ben 184 progetti di ricerca, in una miriade di settori, in primis:

  • trasporti di persone
  • qualità della vita percepita
  • sport
  • medico-farmaceutico
  • agroalimentare
  • energie rinnovabili
  • acqua minerali e bevande
  • media radio-televisivi
  • sondaggi politici.

Sì, anche sondaggi politici rispetto ai quali ricordo che, con scarsi mezzi e con il forte contrasto da parte del responsabile della comunicazione di un noto candidato sindaco di Roma, consegnai allo stesso a una settimana dal voto una stima della percentuale di voto pari al 36,9%. A urne chiuse la percentuale fu del 37,0%, con uno scostamento pari a solo lo 0,1%!  Eppure, ciò non è bastato a supportare la mia carriera di sondaggista politico, mi mancavano altri requisiti….

A questi 184 progetti di ricerca si aggiungono:

  • 40 corsi di formazione in presenza per dipendenti di pubbliche amministrazioni
  • 6 anni complessivi di esperienza nel monitoraggio di contratti informatici della P.A.
  • 10 anni da dipendente di Ferrovie dello Stato prima e Trenitalia poi, dove ho avuto modo di partecipare attivamente alle attività di redazione di Piani di Impresa e di importanti sistemi informativi di valutazione e stima della domanda di trasporto.

Gran parte dei corsi di formazione li ho tenuti per dipendenti di una nota azienda pubblica. Tra i complimenti di molti qualcuno predisse, incautamente, “... lavorerai con [nome azienda] per tutta la vita!“. Ovviamente non è andata così.

Fare formazione mi è sempre piaciuto, lo avrei fatto volentieri e con passione e professionalità. Ma poi arrivò un altro AD che fece piazza pulita dei vecchi referenti del settore formazione del personale. Anche in quel caso non avevo determinati requisiti…

Ora, guardando agli ultimi 18 mesi (febbraio 2020 – agosto 2021), con un fatturato crollato del 97% rispetto al pre-lockdown, con crediti per lavori svolti nell’estate del 2019 ancora da incassare, ecc., mi domando a volte se tutto questo ha un senso e se è servito rimanere coerente con i miei valori, ossia:

  • Onestà
  • Professionalità
  • Orientamento al cliente
  • Flessibilità
  • Disponibilità elevata.

Ecco, forse cambierei solo l’ultima, ma tutto il resto non ha prezzo.

Per chi legge, quindi, il suggerimento è di non abbandonare MAI i propri valori, neanche nei momenti di difficoltà. Nonostante tutto e qualsiasi cosa succeda.

PS: è ormai un anno che non scrivo post metodologici. Ai tanti che hanno apprezzato i post scritti nel passato dico “Grazie!”, dando appuntamento a momenti migliori. Quindi, a presto!

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